Gattuso scaccia la paura. CALHANOGLU riporta il Milan sulla scia dell’Europa che conta
L’immagine del cerchio che raccoglie i giocatori del Milan ed il loro allenatore a fine partita resta l’emblema della sfida tra Milan e Chievo, scandita dalla pioggia battente di un pomeriggio di marzo. Gattuso raggiunge i suoi a centrocampo e li unisce in religioso raccoglimento, quasi a scacciare lo sconforto in cui il numeroso pubblico accorso a San Siro era piombato, dopo i due terribili ganci con cui il Chievo aveva stordito i rossoneri, ribaltando lo svantaggio iniziale. Il tecnico aveva giustamente ammonito gli addetti ai lavori, temendo cali di tensione e affaticamenti mentali. La vittoria giunta nei minuti finali, nonostante lo scriteriato penalty di un ‘senza paura’ Kessie, segna e marchia questa formazione con l’impronta del suo allenatore. Un Gattuso messo alle strette alla vigilia dalle bizze di Kalinic (“Ai miei giocatori io lascio il mio cuore, ma in campo devono dimostrare impegno e rispetto” – ha ribadito nel post partita) e tramortito dall’uno – due fulmineo e potenzialmente devastante degli uomini di Maran. Il Milan torna in campo ferito, ma spinto dalla pioggia e da un tifo indomito: cambia in corsa, Rino. Non solo cuore e grinta. La sconfitta avrebbe smorzato entusiasmi e voli pindarici. Calhanoglu, il giocatore risvegliato, cullato, dal suo allenatore, si erge a paladino della rimonta. I gioiellini in erba, Cutrone (mai domo) e Silva (rigenerato e temprato nei contrasti) riportano i rossoneri in scia verso l’Europa più prestigiosa. La dedizione di un Matteo Musacchio, da tempo accantonato appare la dimostrazione del rispetto del lavoro e dell’impegno da sempre reclamato da Rino Gattuso. Due giorni e mezzo di riposo per molti, la Nazionale per i più fortunati ( a Milanello non si faranno sconti…) e il sogno di una rincorsa riempirà nuovamente le notti e i sonni del Mister.
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