CALHANOGLU: estro, qualità e corsa. La cura GATTUSO trasforma il turco e lo esalta nella rincorsa all’Europa.
La qualità unita alla concretezza, spesso racchiuse nelle doti di alcuni campioni, aiutano questo Milan a non staccarsi dal trenino guidato dall’Atalanta e che ha tra i suoi vagoni passeggeri i rossoneri, la Fiorentina e la Samp. Il capotreno della carrozza di Gattuso è indiscutibilmente ora Hakan Calhanoglu, il turco che anche ieri in conferenza stampa il tecnico aveva elogiato, riconoscendone i pregi, la disciplina tattica e le capacità balistiche. Calhanoglu è l’acquisto che Gattuso ha saputo aspettare, recuperare, educare al nostro calcio, adattandolo in un ruolo spesso di sacrificio, corsa, riconquista della palla. Hakan a Bologna ha sfornato l’intero repertorio, libero anche di svagare a di calpestare zolle di terreno spesso lasciate intonse nel rispetto dei compiti e dei moduli. Calhanoglu, al rientro da una fastidiosa infiammazione al ginocchio, corre, sventaglia palloni deliziosi, scaglia in rete il vantaggio del Milan con un fendente di apprezzata potenza e precisione, fornisce assist al miele per i compagni, rinunciando al piacere della doppietta. Il numero dieci rossonero aiuta Gattuso a smaltire le paure e le difficoltà che un attacco sterile continua a manifestare: l’estro del turco esaltato dalla cura del Mister consente di sbloccare e indirizzare certe sfide altrimenti pericolosamente incatenate. Libero di svariare, saltare l’uomo come pochi sanno nella formazione di Rino, di rivestire il compito di fantasista, trequartista che dir si voglia, che è del ragazzo turco, dagli occhi grandi e dallo sguardo intenso, già proiettato al Verona, come il suo allenatore gli insegna e come il suo ‘dieci’ ha imparato a recitare sul terreno verde della serie A.
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