Massimo PALANCA: “Sui calci da fermo mandavo via tutti! CATANZARO mi ha dato tutto. ICARDI? All’INTER mancano i suoi goal, ma WANDA… Sorpreso da PIATEK: è impressionante!”.
Lunedi 25 febbraio a ‘CARTA CANTA’ in onda ogni lunedì dalle 16 alle 18 a Ballando Station One è intervenuto Massimo Palanca, l’ex giocatore che fece grande il Catanzaro alla fine degli anni ’70, con cui fu protagonista di uno storico settimo posto. Palanca, mancino puro, grande cannoniere in ogni serie professionistica, conquisto’ l’onore delle cronache anche per la dote innata di realizzare alcune reti (furono 13 in carriera!!) direttamente da calcio d’angolo. Grande eco suscitò anche il suo trasferimento a Napoli, per una cifra notevole, a quel tempo, pari a circa un miliardo e trecento milioni di vecchie lire. La città di Catanzaro (capoluogo di Regione, molti lo ignorano) lo ha adottato e spesso sulle vetrine dei bar e su alcune vetrine dei negozi della Città campeggia la sua immagine. Ora Palanca si occupa delle rappresentative regionali dei giovanissimi delle Marche e ha confessato di credere nel lavoro fatto da Mancini. La Redazione ha avuto modo di affrontare parecchi argomenti con l’ex bomber: il buon momento della squadra della US. Catanzaro 1929, della tecnica di calciare i corner, della sua esperienza a Catanzaro, delle soluzioni d’attacco dell’Inter, di Piatek e del suo attuale ruolo nel calcio.
Parliamo prima del buon comportamento della US Catanzaro, attualmente in Lega Pro. Come vedi la squadra?
“Devo dire che si sta comportando egregiamente, a dimostrazione che quando la Società è solida si possono perseguire gli obiettivi, con Società, squadra e tifosi uniti in un’unica componente”.
Tu sei famoso, oltre per i numerosi goal realizzati (115 nelle diverse serie), anche per le reti firmate direttamente da calcio d’angolo. Oggi non se ne vedono, come mai?
“E’ cambiato il modo di calciare i corner, non più verso il portiere ma ad uscire. Addirittura i portieri non mettono più l’uomo sul palo… Invece quando li tiravo io ne mettevano due, uno da una parte e uno dall’altra (ride… ndr). In passato Recoba era uno in grado di poter provare quel tipo di conclusione, ora magari Dybala anche se non gli capita spesso di calciarli. Io, ai miei tempi, mandavo via tutti, davanti a corner e punizioni, a scanso di equivoci”.
Cosa ti ha regalato l’esperienza a Catanzaro?
“Questa squadra mi ha dato tutto, arrivai a ventuno anni, me ne sono andato a trentasette, in mezzo a qualche parentesi, tra Napoli, Como, Foligno tra le altre. Il mio Catanzaro si fece rispettare in serie A, era quello dei Sabadini, Improta, Ranieri, Sabato, Turone e di Zaninelli, tra gli altri e che raggiunse quello storico settimo posto nel massimo campionato”.
Parlando di attaccanti, come vedi le possibili soluzioni per l’Inter in quel reparto?
“Icardi rappresenta il terminale offensivo del reparto nerazzurro e quando è andato in crisi l’Inter ne ha risentito parecchio, anche se è un giocatore che limita il suo raggio d’azione negli ultimi venticinque, trenta metri. Lautaro consente un gioco diverso, va sull’esterno, viene incontro anche se Icardi garantisce un numero notevole di goal. Deve però, accantonare o meglio non ascoltare quello che dice la moglie, perché gli sta creando dei problemi con i compagni con le sue esternazioni, a scapito del gruppo”.
Ti ha sorpreso l’adattamento immediato di Piatek al Milan?
“Senz’altro e ovviamente in senso positivo. Era partito bene per poi fermarsi e non segnare più molto. Arrivato al Milan, una grande Società, ha trovato una situazione non facile, dovuta all’addio di Higuain, ma è riuscito a mettersi immediatamente in carreggiata. Un ragazzo che vuole fare le cose per bene e imparare da tutti”.
foto catanzaronelpallone.it