IBRA, REBIC e il “PIOLISMO”. Il NUOVO Milan ora ha una MARCIA in più.
Si respira aria mite e serena in quel di Milanello e non solo per il cambiamento climatico, abbastanza atipico, avvertito in questo periodo di stagione sulla nostra penisola. Le cose finalmente sembrano girare per il verso giusto e se si dovesse scegliere e definire con un nome e cognome il periodo attuale, si chiamerebbe certo Ante Rebic. Sì, perchè il croato, arrivato in prestito per due anni, nello scambio con il portoghese Andre Silva, è decisamente il simbolo di questa recente rinascita rossonera, targata Stefano Pioli e Zlatan Ibrahimovic. Arrivato con la nomea di aver disputato da titolare l’ultima finale mondiale, tra Croazia e Francia, l’ex Eintracht, con sei gol in otto partite, dopo un inizio da incubo, ha avuto un evoluzione in positivo a dir poco sensazionale, con un apporto in termini di corsa e tenacia, offerta finora in ogni match. Il merito di questa situazione deriva sicuramente dal cambio di passo a livello mentale e fisico del giocatore stesso, caso vuole, dal ritorno nel pianeta Milan di Zlatan Ibrahimovic. Di parole su Zlatan ne sono già state dette molte dal suo approdo ad oggi, ma rimane evidente l’impatto che lo svedese ha provocato , in un gruppo di giovani e inesperti. Il suo score al momento parla di tre gol e un assist che, a 38 anni, non sono di certo da buttare via, ma di fondamentale c’è l’enorme cattiveria agonistica e mentale gettata fin da subito sul campo di gioco. Sul tecnico emiliano è bene spendere un piccolo pensiero, in quanto dopo cinque mesi di lavoro, tra dubbi, incertezze e perplessità, finalmente si intravede un lavoro, figlio della sua esperienza e concretezza di cui in molti, tra gli addetti e non, dubitavano largamente, subito dopo l’avvicendamento con Giampaolo. Riuscendo ad adattare perfettamente il modulo di gioco ai suoi interpreti, ha restituito sicurezza e personalità ad un giocatore come Hakan Calhanoglu, il posto da titolare a un quasi partente Frank Kessie e la continuità che mancava allo spagnolo Castillejo, rendendo la squadra compatta e capace di dire la sua, anche contro gli avversari più ostici. Alcuni potrebbero accusarlo di essere aziendalista, altri dargli del conservatore, ma se il “Piolismo” significa far rendere tutti al massimo del proprio potenziale con semplicità e senza strafare, ben venga questa nuova corrente…
fonte foto: Pianeta Milan