Il MILAN saluta la COPPA ITALIA, ma la squadra è ancora con PIOLI. GIGIO illude, ma la follia di REBIC regala la finale alla JUVE.
Sembrava un copione già scritto e solo da recitare nei novanta minuti più recupero che in ogni caso si sarebbero disputati, con i tempi supplementari non più previsti. Parte forte la Juventus, ma è il Milan che si chiude nella propria metà campo, timoroso e impacciato. I rossoneri sprecano e sbagliano ogni palla in uscita, ma gli errori dei bianconeri arrugginiti dallo stop forzato li tengono in partita. Deve fare goal il Milan per pensare di passare il turno, ma un’ingenuità di Conti in piena area, istintiva ma più che veniale, mette Ronaldo sul dischetto. Gigio non si muove di un millimetro, così come lo aveva avvertito Orsato, amplificato dai microfoni di un stadio vuoto e surreale. Vola Donnarumma e spinge sul palo il pallone partito dal destro del portoghese. L’illusione dura meno di trenta secondi, nemmeno il tempo di un lungo sospiro, di un gesto di sfogo e i tifosi rossoneri assistono al gesto sconsiderato, inutile e inappropriato di Ante Rebic, colui che, assente Ibra (che ne ha fatto le fortune da gennaio scorso) avrebbe dovuto fornire tecnica, sagacia tattica ed equilibrio ad una squadra raffazzonata nei ranghi e disorientata dalle voci che accompagnano il destino societario prossimo. L’episodio paradossalmente smorza le folate bianconero e unisce i reparti degli uomini di Pioli, pur nelle amnesie di Calabria, nella pochezza di Paquetà e negli errori sanguinosi di Bennacer in fase di impostazione. Non cambia Pioli, se non nel finale e toglie uno spazientito Bonaventura (perché non Paquetà?) che nei minuti precedenti sembrava essere l’uomo che più di tutti avrebbe potuto creare per sé o per il compagno l’occasione per realizzare la rete della qualificazione. Finisce l’avventura del Milan in Coppa Italia, nella sera in cui esce dallo Stadium senza subire goal, ma con la consapevolezza di una rosa non all’altezza, penalizzata da infortuni e squalifiche e dal comportamento maldestro e colpevole dell’alfiere croato. I rossoneri dimostrano attenzione e capacità di adattamento, sacrificio e buona condizione fisica. La squadra è ancora con mister Pioli, chissà fino a quando. Il tecnico a fine gara si lascia sfuggire un ringraziamento a fronte di chi gli rivolge i complimenti, motivandolo dal fatto che fossero cosa rara di questi tempi nei suoi confronti. Sarà arduo per l’allenatore rossonero tenere alto il livello di dedizione di una squadra che dimostra limiti tecnici evidenti, mancanza di alternative valide, aggravate dall’incertezza completa sulla guida tecnica della prossima stagione e nella composizione del nuovo staff dirigenziale. L’infortunio di Ibrahimovic e il rinvio di qualsiasi decisione sul proseguimento del rapporto con lo svedese potrebbero ulteriormente minare la stabilità psicologica della rosa, che per buona parte rimane ancorata nella testa e nelle gambe a Stefano Pioli.
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