Peppe Di Stefano (Sky Sport): “Vi racconto il mio libro. MILANELLO, un posto MAGICO. LEAO? In ITALIA nessuno come lui, ma… Non tutti i giocatori ora sono da MILAN. GATTUSO milanista VERO e grande PERSONA. Sapevate che RONALDINHO e BERLUSCONI…”.
Durante la puntata di lunedì 11 aprile nella nostra trasmissione ‘Stadio 107’ in onda a Radio Studio 107 Milano abbiamo ospitato al telefono Peppe Di Stefano, volto noto di Sky Sport e autore del libro Milanello – La casa del diavolo – presentato lo scorso 17 marzo, edito da Cairo con la prefazione di Adriano Galliani e la post fazione di Paolo Maldini. Con Di Stefano, attento conoscitore delle vicende di casa Milan, abbiamo parlato delle ragioni che lo hanno spinto a scrivere il libro, raccontato alcuni aneddoti e analizzato il momento della squadra rossonera, parlato di Leao e della stima verso Rino Gattuso.
A 59 anni dalla nascita del Centro Sportivo Milanello, ecco un libro che ci svela aneddoti e situazioni curiose, con grande riscontro da parte del pubblico. Ci racconti questa tua ‘fatica’?
“Una fatica perchè mi piace da sempre raccontare cose veritiere e per questo motivo ho voluto verificare di persona. Milanello è un posto magico, che non mi ha mai tolto la dignità di esporre i fatti per conto dell’Azienda per cui lavoro, Sky Sport nè da parte del Milan in periodi anche negativi. Il 17 marzo ho avuto la consapevolezza di aver lavorato bene, visti i tanti personaggi intervenuti. Non avevo intenzione di scrivere un libro fine a sè stesso o per vendere copie, ma per trasferire emozioni”.
Come possiamo trovare il tuo libro, vista la grande richiesta?
“Ci sono state già alcune ristampe, ma su Amazon e nelle librerie lo trovate. Ci tenevo a scriverlo, una nuova tappa del mio cammino e avevo desiderio di raccontare tanti episodi che ho vissuto e lasciarli custoditi in 240 pagine”.
Quello che possiamo dire è che non occorre essere tifosi del Milan per aver voglia di leggere Milanello – La casa del diavolo – E’ così?
“Mi hanno chiamato e scritto sui Social, decine di tifosi di qualsiasi altra squadra che hanno acquistato il libro per l’interesse di scoprire cosa accade attorno a un Centro Sportivo. Il fatto che Ronaldinho fosse un fenomeno è cosa nota, ma che avesse un frigo nella sua camera a Milanello, che Berlusconi avesse dormito una sola volta a Milanello… ( ma lo fermiamo per non svelare altri particolari ndr)”.
Parlando di campo, il Milan sta facendo fatica a segnare e sta venendo a mancare l’apporto di Leao. Come te lo spieghi?
“Io ho il mio punto di vista: credo, ma la considero una virtù, che il Milan sia sovra dimensionato, perchè se torniamo ai blocchi di partenza, Inter Napoli, Juventus, Atalanta hanno qualcosa in più a livello di collettivo di rosa, ma sono anche convinto che questa squadra deve crescere, con giocatori che sono da Milan e altri no, perchè quando ci sono partite complicate alcuni di loro soffrono. A questo Milan ora sta riuscendo bene la fase difensiva, su Leao il problema è la discontinuità e se non avesse questo problema giocherebbe in un altro campionato, forse al Real Madrid. In Italia non c’è un giocatore con le sue stesse caratteristiche tecniche, fisiche e corsa. Il Milan lo ha acquistato come punta, ma Pioli si è subito accorto che non lo era. Al Milan non manca solo Leao, ma anche un esterno d’attacco, un trequartista… Diaz è un giocatore che va centellinato. Secondo me manca molto Rebic e i suoi goal”.
Tornando al libro c’è un personaggio che avresti voluto vivere e raccontare di più, con il quale avevi stabilito una particolare empatia?
“Una delle anime del Milan, negli ultimi venti, venticinque anni, per quello che ha rappresentato e che rappresenterà è Rino Gattuso. Mi sarebbe piaciuto raccontarlo di più da calciatore, una persona che si è comportato da padre di famiglia già da quando aveva vent’anni, sa come muoversi, come ci si deve porre, quando accelerare o rallentare. Nel libro ci sono alcuni aneddoti su di lui… Rino è un milanista vero, una grande persona”.
Ci sono episodi che avresti voluto raccontare, ma che non hai potuto svelare?
“Tutti avevano voglia di parlare, il Milan fino a qualche anno fa puntava molto su un certo tipo di comunicazione, per far vivere ciò che c’era attorno al mondo Milan, dialogare con la gente attraverso i giornalisti. Qualcuno mi ha chiesto di non svelare alcuni fatti, ma ci teneva a raccontarmeli. Non è un caso che da quel Milan siano usciti grandi uomini e con carriere prestigiose, da Van Basten a Capello, Sacchi, Donadoni e tanti, tanti altri”.
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