Allenatori moderni, vittime del loro successo.
Schemi per ogni zona del campo, scambio di posizioni, contromosse per ogni possibile scenario. Un vizio degli allenatori italiani è quello di dare molta enfasi ai dettagli a discapito della sostanza. In altre parole: si concentrano più sul come vincere che sulla vittoria stessa.
La performance della Nazionale italiana agli Europei ha evidenziato che l’ossessione per moduli e gli schemi possa essere un deterrente piuttosto che un espediente per vincere. La maniacale attenzione alla tattica soffoca la creatività dei giocatori che invece di seguire il loro intuito, si trovano a eseguire giocate prestabilite.
Il motivo? Gli allenatori soffrono della sindrome di “Provaci ancora, Sam”, il film di Woody Allen in cui il protagonista, interpretato dallo stesso Allen, è seguito e assistito da apparizioni di Humphrey Bogart che gli offre consigli sul comportamento da tenere con le donne.
È come se un giocatore sentisse costantemente la voce dell’allenatore (tipo Spalletti che urla in toscano) suggerirgli cosa fare con la palla. Situazione che vedendo gli allenatori che si sbracciano e urlano a bordo campo per tutta la durata della partita, come se dessero lezioni di nuoto o di aerobica, è più realtà che fiction.
Questa sindrome colpisce gli allenatori vittime del loro stesso successo, quelli che hanno vinto ma che non hanno ricevuto il riconoscimento che si aspettavano. Sono quelli egoriferiti convinti che la vittoria della squadra sia più merito loro invece che dei giocatori. Una volta cambiata squadra, sono “costretti” a riproporre il loro modello di gioco esigendo che siano i giocatori a adattarsi quando sarebbe confacente adeguare la filosofia di gioco alle caratteristiche dei giocatori a disposizione.
Proprio come nel film, dove il protagonista Allan si accorge di provare qualcosa per Linda, la moglie del suo migliore amico, solo quando può essere se stesso senza seguire i consigli artificiali di Bogart, così i giocatori rendono al meglio quando possono esprimersi liberamente, senza le direttive costanti dell’allenatore.
l calcio è un gioco apparentemente semplice, caratterizzato da regole basilari: passaggi rasoterra, scambi brevi e di prima, mantenimento della posizione, verticalizzazioni precise e cross dal fondo.
Ciò che lo rende speciale è che la palla è tonta e non si sa dove rimbalzerà. Ogni rimbalzo può ribaltare il corso di una partita, ricordando a tutti che, nonostante le strategie, le tattiche, l’attenzione ai dettagli, il gioco resta imprevedibile e affascinante proprio per la sua natura incerta.
foto Radio Radio