La corsa contro il tempo del MERCATO nerazzurro: la TATTICA delle 24-48 ore più MEDIATICHE che utili, INZAGHI ringrazia.

24-48. No, non sono numeri da giocarsi al lotto ne’ tantomeno un fantomatico modulo calcistico alla Oronzo Caná. È il tempo con cui l’Inter ha giocato durante tutto il suo calciomercato.
Quante volte lo avremo sentito durante questa lunga e assai anomala sessione di mercato? 24-48 ore al massimo, chiusura per… Nandez? Zapata? Bellerin?
Si sa, nel mercato calcistico a volte diventato tutto un po’ più fantacalcistico, soprattutto ora che per acquistare un calciatore occorre inventarsi e reinventarsi formule, rate e convincimenti vari del caso.
Il progetto nerazzurro è entrato di diritto nella storia per un caso che non sempre accade quando ci si è appena cuciti uno Scudetto sul petto: mettere in atto una rivoluzione vendendo i pezzi più pregiati per abbassare i costi. Covid a parte il calcio è entrato in un circolo vizioso che col passare degli anni vedrà sempre più il baratro e sempre meno la luce. L’Inter è stata tra le Società più colpite e non solo appunto dalla pandemia: proprietà lontana ed obbligata ad una austerity imposta dal proprio governo, sponsor in calo, mancanza di uno stadio di proprietà e chi più ne ha più ne metta. Aggiungiamoci anche le difficoltà nel pagamento degli stipendi e il quadro è completo.
Via ad un rinnovamento totale a cui non tutti sono capaci di sopportare (mister Conte docet). Hakimi è stato il primo sacrificato che ha portato in dote non solo una plusvalenza di circa il doppio di quanto era stato pagato solamente un anno prima, ma anche 70 milioni per far respirare le casse nerazzurre. Via il marocchino e lo stop forzato di Eriksen, si è aggiunta l’inaspettata partenza del principale punto di riferimento di questa squadra dentro e fuori dal campo: Romelu Lukaku.
A questo punto i soldi c’erano, la volontà di proseguire il progetto pure, ma a mancare era l’idea di spenderli. E allora ecco entrare di scena chi di conti e trattative ne ha fatto un mestiere: Marotta & Ausilio hanno intavolato prima e tralasciato poi trattative messe in piedi più mediaticamente e strategicamente che per il volere di mister Inzaghi. Dumfires è da sempre stato il nome per sostituire Hakimi ancora prima dell’ufficialità al PSG, ma nel mentre l’Inter aveva in mano già Bellerin e Nandez, non di certo scelte da prime della classe: il primo è sbarcato a Siviglia sponda Betis l’ultimo giorno di mercato, l’altro è rimasto a Cagliari col broncio. Trattative lampo coi propri agenti ma non con le rispettive Società. Un po’ come successo col Chelsea per Alonso, Zappacosta e Palmieri: a quelle cifre, l’Inter, non li avrebbe mai acquistati.
Il capitolo offensivo poi è sempre stato delicato fin dall’anno precedente. All’Inter serviva un attaccante, poi due, dopo la partenza del belga. Dzeko è arrivato gratuitamente dalla Roma un po’ come Calhanoglu dal Milan e Dimarco dall’Hellas. Zapata e Vlahovic erano sì prime scelte ma solo non fosse arrivato il bosniaco. Correa è arrivato al prezzo che voleva l’Inter dopo aver bloccato, in una sera, Belotti.
Insomma, un mercato scarno di soldi ma con tante idee, poche opportunità ma molte strategie.
Alla fine come sempre sarà il campo a parlare ma Marotta e Ausilio sembrano già aver vinto.

Fonte foto: fanpage.it

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