GIGIO e KARIUS: uguale destino e una squadra, forse, in comune. Ma la lezione di KIEV è stata un’altra…

Un film già visto, quello andato in scena a Kiev in occasione della finale di Champions tra Real Madrid  e Liverpool ieri sera. Protagonista, suo malgrado, Loris Karius, portiere classe ’93, così come attore principale era stato, qualche settimana fa, il collega, ben più giovane, Gigio Donnarumma, un ’99. nella sfortunata finale di Coppa Italia contro la Juventus e nella trasferta di Bergamo con l’Atalanta. Due finali, con tutto il dovuto rispetto per quella disputata a Kiev, ma pur sempre due finali, che ironia della sorte hanno posto sul banco degli imputati i due estremi difensori, con l’ulteriore beffa che ha visto nei giorni scorsi inserire più volte il numero 99 rossonero tra i candidati più probabili,  a raggiungere la squadra del celebrato Jurgen Klopp.
Tutti quindi a scatenarsi sui Social, nel sostituire l’immagine del ‘modello’ Karius, con quella del ‘gigante buono’ di Castellammare di Stabia pronto a sfoggiare i suoi guantoni nel tempio di Anfield Road di Liverpool. Il destino di Donnarumma è ancora da scrivere ma qualcosa li accomuna e altro invece li ha distinti e diversificati negli episodi che li hanno ‘sportivamente’ condannati. I due allenatori, il tedesco Klopp e il nostrano Rino Gattuso non hanno esitato a difendere i loro giovani portieri, come era loro capitato fare già in passato, di fronte ad errori, incertezze non teatro di sfide così delicate come quelle di Kiev o Roma. Il fischio finale delle partite in questione invece li ha clamorosamente visti attori di spettacoli diversi, a causa di quella mentalità e modo di approcciare più che lo sport, la sconfitta, che distingue spesso l’Italia dai Paesi europei, senza andare oltre oceano. Non gesti eclatanti o parole di scuse hanno contraddistinto gli errori (perché di errori si tratta, non nascondiamoci, almeno) di Gigio Donnarumma, sicuramente ferito dalla sconfitta e dalle modalità con cui si è materializzata a Roma, così come lo abbiamo visto prostrato e smarrito di fronte al rifiuto della maglia urlatogli dalla sua Curva a Bergamo. Loris Karius è andato però oltre: il suo Liverpool, già martoriato dall’uscita del suo alfiere Salah, vede svanire ogni sogno a causa delle sciagurate gesta del sui numero uno. Incertezze marchiane, inspiegabili ai più: il tedesco resta per lunghi attimi da solo, a nascondersi e autoflagellarsi, per poi alzarsi e dirigersi, ancora solo (i compagni, inglesi, sono a ragione ancora intontiti) e in lacrime al cospetto della propria curva che lo applaude, incessantemente. Il dolore sportivo è massimo in quei frangenti. Le mani giunte di Karius, a chiedere scusa ai suoi tifosi, altrettanto devastati nell’animo, rimarrà l’immagine che scolpirà la finale di Kiev. Non sappiamo se Gigio raggiungerà mai Anfield, ma certo le “lezioni della sconfitta’, in vista della sua maturità scolastica, non avrà bisogno di ripeterle o ripassarle…

Foto Empireofthekop.com

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