MILAN, ricomincia da capo: il campionato della marmotta.


Da due anni i tifosi rossoneri si svegliano in luglio con la stessa sensazione: possiamo vincere lo scudetto e dire la nostra in Champions. Il giorno del ritiro c’è entusiasmo, la campagna acquisti regala sogni, ma alla fine il Milan si ritrova prigioniero di un destino ciclico. Non è una semplice annata calcistica, è un loop temporale. È Il Giorno della Marmotta in versione rossonera.

Svegliarsi sempre con la stessa canzone

Nel film del 1993, Bill Murray interpreta Phil Connors nel film Groundhog Day, Il Giorno della Marmotta ( Titolo in italiano: Ricomincio da capo),  un meteorologo intrappolato in una giornata, il 2 febbraio, che si ripete all’infinito.

Ogni mattina in quel di Punxsutawneyin Pennsylvania, la sveglia per Phil suona sulle note di I Got YouBabe, ogni situazione si ripresenta, gli incontri sono sempre gli stessi, i discorsi pure e ogni piccola speranza di cambiamento si sbriciola davanti all’inesorabile ritorno dell’identico.

Ora, sostituiamo Punxsutawney con Milanello, il 2 febbraio con luglio e il risveglio di Murray con quello dei tifosi milanisti al raduno: grandi acquisti, grandi speranze, dichiarazioni ambiziose. Poi iniziano le partite, l’entusiasmo ha alti e bassi, il sogno scudetto si raffredda ma rimane vivo. Ma poi qualcosa si inceppa.

Il destino beffardo del Milan

Le ultime due stagionirossonere sembrano scritta da uno sceneggiatore ossessionato dalla ripetizione. Sono infatti due stagioni che assistiamo al campionato della Marmotta.

  1. Un inizio promettente.Il Milan parte abbastanza bene, sembra finalmente aver trovato la chiave per tornare in cima.
  2. L’inverno del disincanto. Ecco gli infortuni, le partite storte, le sconfitte inspiegabili contro squadre che sembravano battibili.
  3. La primavera dell’illusione. Qualche vittoria ci riaccende la speranza: se vinciamo questo scontro diretto siamo almeno in Champions..
  4. Buona notte ai sognatori. La stagione si chiude con un piazzamento, abbastanza per evitare il disastro, ma lontano dal sogno iniziale.

Come ricominciare da Milan ?

Phil Connors trova la via d’uscita solo quando cambia il suo approccio alla vita. Smette di lottare contro il tempo e inizia a migliorare se stesso, ad essere più altruista, e generoso.

E il Milan?

Forse basterebbe un approccio mentale diverso, un atto di umiltà da parte di giocatori e staff tecnico e dirigenza. Servirebbe la capacità di guardarsi davvero allo specchio e dire: “Dove stiamo sbagliando?”, senza le solite scuse. Un cambio di mentalità che non sia solo uno slogan motivazionale, ma un processo concreto, fatto di scelte coraggiose.

Bisogna smettere di inseguire fantasmi del passato, di cullarsi sui successi di ieri e di pensare che basti qualche ritocco per colmare il gap con le squadre più solide. Serve la fame di chi non si accontenta, di chi non si adagia sugli allori di un secondo posto o di un’ottima prestazione in Champions.

E poi c’è il fattore psicologico: quante volte il Milan sembra bloccarsi nei momenti cruciali? Come se la paura di vincere fosse più grande della voglia di provarci. Superare questo ostacolo significa entrare in campo con la convinzione di poter dominare, non solo di poter competere. Significa affrontare ogni partita come una finale, senza alibi, senza cali improvvisi, senza il timore di ripetere gli stessi errori.

Ma finché il loop continua, i tifosi rossoneri si sveglieranno ogni anno con la stessa speranza, per poi ritrovarsi a maggio a dire: “Ok, ci riproviamo l’anno prossimo.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *